domenica 7 ottobre 2012

Piccole ricette di bellezza quotidiana

Volevo scrivere della bellezza, la bellezza facilitatore di felicità, la bellezza che è ovunque ma esplode nella natura, nell'arte, nell'architettura. Ma non trovavo il necessario aggancio con l'attualità, perlomeno non un link fluido, armonioso, tutti troppo macchinosi e quindi mi dibattevo insoddisfatta. E poi, improvvisamente, un pomeriggio, dopo l'ennesima orgia di immagini di maiali e mostri di ogni colore e l'ultima lettura di cronache, nonostante tutto, inimmaginabili di sprechi ruberie e soprusi, ho sentito disperatamente il bisogno di andarmi ad affogare in qualche posto che mi levasse il fiato e che mi confondesse i sensi per levarmi dagli occhi quelle immagini e dalla testa quelle parole. Sono uscita di casa con il mio cane e ho raggiunto Villa Doria Pamphili, a Roma, mancavano un paio d'ore al tramonto, ma il sole era già basso e la luce filtrava attraverso i rami degli gli alberi, c'era gente, la gente che c'è la domenica nei parchi: bambini che giocano a pallone, ragazzi sdraiati sull'erba a parlare, famiglie, anziani che passeggiano e runners di ogni età. Mi sono sembrati tutti reali, veri e mediamente felici lontani un milione di anni luce da quell'umanità imbestialita fotografata da tv e giornali da cui ero scappata almeno per qualche ora. La passeggiata è continuata, ho il mio percorso abituale nella villa, quello che faccio quando corro, ma questa volta non mi sono concentrata, ho lasciato andare gambe e pensieri e mi sono ritrovata in angoli sconosciuti ad osservare piante mai viste e piano mi sono rilassata, il passo è diventato più sciolto, il respiro lento e più consapevole, le cose intorno hanno ripreso un aspetto meno inquietante e io mi sono riappropriata dello spazio e del momento in cui mi trovavo. Aveva funzionato. Ma sapevo che non sarebbe bastato, non quel giorno. Siamo uscite dalla villa, il mio cane ed io e siamo scese verso San Pietro in Montorio correndo per arrivare prima del buio, ci siamo intrufolate nella chiesa (in effetti il cane si è intrufolato), raggiunto il chiostro e quasi stramazzate davanti allo stupefacente tempietto del Bramante. Lei stramazzata per la corsa, io per la meraviglia. Erano molti anni che non lo visitavo, imperdonabile, vista la ridicola distanza da casa, ma, si sa che va così. Se la perfezione nelle cose umane esiste, beh, era lì, davanti ai miei occhi. "...un tempio tondo, di travertino, del quale non può di proporzione, ordine e varietà immaginarsi e di grazia il più garbato e di meglio inteso...". Parola di Vasari. In effetti, questo capolavoro, stupisce, rispetto ad architetture più grandiose e titolate, per l'armonia assoluta delle forme e le proporzioni perfette che emozionano al primo sguardo. Anche l'infelice collocazione del tempietto, all'interno di un angusto cortile, differente rispetto al progetto originario del Bramante, ne amplifica l'impatto: hai la sensazione della scoperta di un tesoro nascosto e inaspettato. La bellezza perfetta di questo piccolo, soltanto nelle dimensioni, capolavoro architettonico fa vibrare di felicità. Siamo tornate a casa stanche ma felici la mia piccola Ofelia ed io, pronte ad affrontare, senza rimanerne schiantate, qualsiasi tg. Vorrei chiudere suggerendo un piccolissimo esperimento: la mattina, con il caffè e prima di qualunque altra cosa, ma soprattutto prima della lettura dei giornali, provate una poesia, magari breve, pochi versi, va bene tutto, da Neruda a Carver: tutta un'altra giornata! Paola Niolu----- l'HuffPost
Architetto

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