sabato 6 ottobre 2012

LE REGOLE ELEMENTARI DELLA BUONA POLITICA

Le elezioni si avvicinano e sappiamo tutti che non basta cambiare la legge elettorale. Per uscire dalla crisi è necessario ricostruire il tessuto dei valori e dell'etica tornando a credere nella cultura del lavoro che vince l'imbroglio e la corruzione. Si tratta di un processo lungo e faticoso in cui devono impegnarsi la famiglia, la chiesa, le istituzioni, le associazioni, la scuola, la politica. All'Italia adesso servono secoli di persone per bene. Ma, se le persone per bene hanno paura e restano fuori dalla politica, ci sarà solo spazio per la corruzione e la disperazione. In periodi aberranti come quello che stiamo vivendo, bisogna ripartire. Riscriviamo adesso, subito - e il mio è un monito rivolto al governo tecnico - le regole della politica e rispettiamole. Tutti.
Solo per fare qualche esempio, che spero non risulti offensivo nella sua semplicità, basata però su criteri manageriali, sottolineo che un buon amministratore deve porre a se stesso e agli altri obiettivi chiari, raggiungibili e misurabili. PRIMA REGOLA. Ridurre sotto i tremila euro la retribuzione dei parlamentari garantirebbe alla classe politica un trattamento economico dignitoso e nello stesso tempo eliminerebbe i privilegi della casta e la corsa alle poltrone. SECONDA REGOLA. Tracciare le presenze di parlamentari, consiglieri, etc., attraverso l'utilizzo del badge, come tutti i dipendenti della pubblica amministrazione, renderebbe la politica un mestiere come gli altri, ambìto non in quanto latore di privilegi, ma come missione a servizio dei cittadini e della società. TERZA REGOLA. Monitorare secondo criteri misurabili i risultati del loro operato e digitalizzare i dati rendendoli consultabili da tutti i cittadini migliorerebbe il controllo diffuso da parte della società dell'operato politico e favorirebbe la condanna pubblica dei comportamenti non conformi. QUARTA REGOLA. Limitare il numero di consiglieri, parlamentari, senatori, portaborse costituirebbe un atto di rispetto nei confronti, ad esempio, di chi in questi giorni sta occupando l'ILVA di Taranto ed è posto davanti al dramma di scegliere se morire di malattia a causa di una fabbrica o di fame senza il lavoro. QUINTA REGOLA. Mandare tutti in pensione a settant'anni e limitare la carriera politica a due mandati favorirebbe una salutare alternanza di idee nuove al governo e metterebbe un argine al network delle conoscenze clientelari che alimenta gli scambi di favori protratti nel tempo. SESTA REGOLA. Applicare per tutti il sistema contributivo per la maturazione delle pensioni abolirebbe definitivamente i vitalizi. Mi permetto di ricordare che molti dei nostri politici sono paradossalmente nello stesso tempo i più pagati e i più inqualificabili dal punto di vista del rendimento in termini di buona politica. SETTIMA REGOLA. Sottoporre tutte le spese dell'indotto della politica (viaggi, rappresentanza, comunicazione) a parametri specifici, esistenti in tutte le società, di competenza dell'ente responsabile del controllo, garantirebbe una tracciabilità dei soldi pubblici secondo criteri di trasparenza. Un controllo continuo, costante e capillare degli sprechi si rivelerebbe molto efficace sul lungo termine sia in termini di ottimizzazione dei costi che in termini di educazione civica. OTTAVA REGOLA. Assumere i portaborse per concorso con procedure che ne attestino la professionalità limiterebbe il ricorso alla rete delle relazioni nelle assunzioni garantendo libero accesso a determinate professioni altrimenti irraggiungibili, oltre a maggiori garanzie contrattuali e all'eliminazione di una fetta consistente di occupazione al nero. Mi piacerebbe che qualcuno continuasse questo elenco: le mie sono solo semplici proposte. Le elezioni si avvicinano e sappiamo tutti che non basta cambiare la legge elettorale. Per uscire dalla crisi è necessario ricostruire il tessuto dei valori e dell'etica tornando a credere nella cultura del lavoro che vince l'imbroglio e la corruzione. Si tratta di un processo lungo e faticoso in cui devono impegnarsi la famiglia, la chiesa, le istituzioni, le associazioni, la scuola, la politica. All'Italia adesso servono secoli di persone per bene. Ma, se le persone per bene hanno paura e restano fuori dalla politica, ci sarà solo spazio per la corruzione e la disperazione. Sintesi di un articolo di: Imma Battaglia Presidente dell’Associazione Di’Gay Project

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