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Incontro Gaia Repossi forte e semplice
di Angelo Flaccavento
Essere "figli di" è un vantaggio impagabile o una responsabilità insormontabile? Non mi considero "figlia di". E poi ho deciso di entrare nell'azienda di famiglia piuttosto tardi, a vent'anni. Non volevo fare questo lavoro: per me la pittura era tutto. Infatti sono ancora pittrice, ma in segreto. Viene spesso paparazzata sui blog di stile ed è considerata una icona del nuovo jet set. La sua visione dello stile e della moda? La moda per me non esiste. Lo stile non si costruisce. Essere se stessi è il più bel modo di essere eleganti. Scelgo le cose che non mi camuffano ma che hanno forza. C'è un tratto distintivo nel suo lavoro? Il volume. Amo i grossi bracciali che si indossano a paio come facevano gli antichi romani, e gli anelli dal disegno forte . Dove e come nascono i pezzi della collezione Ere by Repossi? Nell'anima. Personalmente quali gioielli indossa? I miei anelli lunghi che coprono le dita intere. Ne ho una ventina, d'oro o argento nero. A volte porto le mie manchette, o tanti bangles impilati uno sull'altro, come si fa in India. Ho anche dei turchesi dei nativi d'America che amo molto. Di recente la moda sembra aver riscoperto il minimalismo. Come creatrice di gioielli il problema la tocca? Per niente. Amo le cose che non muoiono, che hanno una vita lunga e che non costringono l'acquirente a comprare in urgenza. Concorda sul fatto che i dettagli sono essenziali? No: per me i dettagli non contano affatto. Sono una fan del "less is more". Come si rende moderno un gioiello? Moderno è una parola che non capisco. Per me gli oggetti devono avere forza. Potendo indossare un solo gioiello quale sceglierebbe e perché? Il mio anello lungo d'oro nero che copre il dito Twin, o quello che ho fatto per il mio amico Joseph Altuzarra. È forte e semplice, appunto. Gaia Repossi è figlia di Alberto Repossi, gioielliere con boutique in Place Vendôme a Parigi, e fornitore ufficiale del Principe di Monaco. Nel 2007, dopo studi di archeologia e storia dell'arte Gaia entra nell'impresa di famiglia come creative director. Lancia la collezione Ere, disegnata con l'amica Eugénie Niarchos, inventando d'emblée il gioiello rock bizantino.
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