domenica 2 maggio 2010

ANTICHE CENERI di Concita De Gregorio

Festa di famiglia e di amici per due ragazzi che partono. Marco, 24 anni, si è laureato in chimica farmaceutica a Firenze con una tesi di ricerca straordinaria che studia come limitare gli effetti collaterali dei farmaci anticancro. Lo hanno chiamato all'Istituto Marie Curie, oltralpe, gli offrono 2500 euro al mese di borsa di studio per proseguire con loro il suo lavoro almeno per tre anni. Prima di partire ha chiesto in Facoltà, ad imprese pubbliche e private italiane: se vi servo resto. Vai, gli hanno detto. Qui all'Università non entrerai mai, non sei figlio di nessuno. Se ti va bene e qualcuno alla fine ti raccomanda trovi lavoro per 600 euro in qualche istituto e ti mettono a fare fotocopie, chi studia e lavora fa paura, ti faranno la guerra. Vai. Federico, il suo amico d'infanzia, si era appassionato al giapponese perché gli piacevano i manga. Vent'anni dopo si è laureato con una tesi sull'evoluzione delle lingue orientali dai testi classici al pop. Ha vinto una borsa di studio a Tokio, gli danno la casa e gli pagano due viaggi all'anno per l'Italia. Sono stati molto fortunati. Bravi e fortunati, ci siamo detti salutandoli. A migliaia di ragazzi non va così, leggete le analisi e i numeri che porta oggi Roberto Rossi. La festa di congedo, dunque, era moderatamente allegra. Fieri di loro, gli adulti, e rassegnati a perderli. Claudia Cucchiarato, che conoscete per le sue cronache dalla Spagna, ha raccolto in un libro le storie di chi, come lei, "vive altrove". Ieri abbiamo pubblicato uno stralcio del libro, oggi vi diciamo come è nato e cosa racconta, alla fine, di questo nostro paese che importa badanti e braccianti senza diritti ed esporta la sua intelligenza, il suo futuro, la sua forza. Igiaba Scego, italiana, insegnante e scrittrice, figlia di somali esuli perché perseguitati dal regime, indirizza attraverso l'Unità una lettera al presidente della Repubblica: lo fa qualche tempo dopo l'appello del capo dello Stato ai giovani, "resistete", diceva. Igiaba gli domanda con delicatezza, come. Praticamente, materialmente: come. Io vorrei restare, dice: penso che ci sia bisogno davvero di resistere. Ma come. L'economista Stefano Fassina parla di "Master and back", un tentativo fatto in Sardegna per far tornare a casa i laureati dopo la specializzazione. Si potrebbe fare, volendo. Non si vuole. Non interessa: a chi governa interessa solo oggi e qui, solo il personale tornaconto di chi è al potere adesso. Dei ragazzi che vivono altrove potete leggere on line e su carta le voci. Moltissimi di loro, la stragrande maggioranza, non tornerà.


D'altra parte tornare in un paese dove, sotto relativo silenzio, un ministro della Repubblica vive in una casa pagata per tre quinti con fondi neri erogati da un (per così dire) imprenditore della cricca che campa di appalti pubblici e ricambia la cortesia non è da augurare nè consigliare a chi ha vent'anni. I ragazzi sanno benissimo che l'andazzo è questo, che questa è solo l'ultima delle sconcezze, che il sistema è marcio e che la forza per bonificarlo di certo non ce l'ha chi non ha lavoro nè speranza di averlo senza sottostare ai ricatti. E' un peccato davvero, perchè stiamo perdendo insieme alla loro indignazione anche la nostra. La rabbia di chi resta, orfana di sguardi intatti, cova sotto antiche ceneri e promette sventure.

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