sabato 14 giugno 2014

L’Italia senza più mamme

E pensare che eravamo il paese delle mamme, con l’immaginario collettivo che prendeva anche un po’ in giro quella nostra vocazione alla maternità che cominciava con il pancione e non finiva più, nemmeno quando i figli erano adulti. Ora, invece, la fotografia che l’ Istat ci sviluppa del nostro paese è quella di un’Italia dove non si sono fanno più figli, e dunque non ci sono più le mamme. Siamo a 1,29 figli a testa, partoriti in media all’età di 31 anni. Dopo il 1995, quando si era registrato un record negativo, ci eravamo illusi, leggendo che la crescita dell’occupazione femminile cresceva di pari passo alla natalità, che la vita di una donna che lavora e che diventa madre fosse compatibile. Oggi il calo delle nascite ci costringe a ragionare e a concludere che non è (più) così. Come se fossimo tornati indietro. I numeri, naturalmente, vanno interpretati, e la statistica ci aiuta con altri dati: sono in forte aumento i nuceli familiari nei quali l’unico stipendio arriva dalle donne; d’altra parte, le donne che lavorano e lasciano quando hanno un figlio, negli ultimi sei anni è aumentato di quattri punti. Sembra insomma che la maternità sia diventata un lusso, oltre che restare sempre, per le aziende, un problema.
L’associazione Manageritalia ha presentato una ricerca che ha commissinato alla socetà Astraricerche e i risultati spiegano il calo della maternità. L’83 per cento dei 640 dirigenti d’azienda interpellati, ha confessato candidamente che la maternità di un dipendente è un problema. Risolvibile con una diversa organizzazione, certo; ma comunque un ostacolo. Con meno welfare, con familiari anziani da accudire, con il capo che ti guarda di traverso, è davvero difficile per una donna decidere di diventare madre. Ma un paese senza mamme e senza culle è un paese che non ha futuro. di Cinzia Sasso

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