sabato 5 novembre 2011

Dov'è la politica?


Sono una donna che sente il bisogno di condividere alcune riflessioni, in ordine sparso e per mancanza di spazio e tempo anche un po’ ‘schematizzate’.
Una donna che non ama ragionare per categorie, per la quale l’età, la fede, l’identità sessuale non sono categorie della politica, se non in quanto permettono di creare condizioni di pari opportunità e dignità per tutte. Una donna di sinistra che è cresciuta credendo nella politica come ‘servizio’, poi abbiamo imparato anche il valore della politica come ‘desiderio’ e dunque perché non ‘desiderio di rendere un servizio’ nella e alla società della quale facciamo parte, cioè noi stesse, con un modo di fare politica diverso, il valore aggiunto della politica ‘agita’ dalle donne.
La politica, appunto, quella che mi aspettavo di trovare nel Congresso UDI di Bologna, declinata in discussione, per quanto aspra potesse essere, confronto e proposte sul tempo e la realtà nella quale viviamo. Mi aspettavo di sentire le voci delle donne dell’UDI sulla proposta di legge del 50&50, sulla riforma delle pensioni che penalizzerà ancora una volta pesantemente le donne, sulle giovani done che rischiano do non lavorare mai, sul tema della conciliazione di tempi ed orari, e potrei continuare a lungo su tutte le questioni che riguardano la ‘qualità e dignità della vita’ delle donne ( e non solo). Ebbene, tranne pochi interventi, quello della Direttrice di Noi Donne, cui ho voluto scrivere in quanto da sempre punto di riferimento per l’UDI, di alcune donne di Roma, di una donna dell’UDI di Catania e perfino di una donna colombiana e dunque ‘lontana’ dalla realtà italiana e poche altre di cui non ricordo il nome che hanno cercato in qualche modo di ‘mettere i piedi nel piatto’, della politica ho perso quasi subito le tracce. Anzi, ho sentito con dolore spirare quasi subito il vento dell’antipolitica, in nome di una malintesa (a mio parere) autonomia tout court dai partiti e organizzazioni che della politica fanno la loro ragion d’essere, (lo stesso vento che da troppi anni spira a raffiche impietose sul nostro Paese). L’episodio emblematico di tutto ciò è stato il rifiuto a confrontarsi nel congresso con donne delle istituzioni, prima ancora che della politica, Rosy Bindi una per tutte, perdendo così l’occasione di manifestare loro insoddisfazioni e istanze, di ‘inchiodarle’ alle proprie responsabilità e perché no, contestarle per l’eventuale mancato impegno ‘dalla parte delle donne’.
Invece ho visto giovani donne fare della giovane età un valore assoluto, quasi proclamandosi ‘rottamatrici ‘ dell’UDI ma non le ho sentite parlare di politica, ne ho sentite altre fare interventi al limite dell’intimidazione verso le, non poche, voci critiche sugli ultimi anni di gestione politica dell’UDI, che per qualcuna arriva ad identificarsi con la persona della Delegata Nazionale in carica fino al Congresso (ma il partito ad personam non c’è già?), ho sentito parlare di ‘rapporti personali’come motore dell’agire politico, di madri che ‘uccidono’ le figlie, di donne che hanno fatto la storia dell’UDI come Medee incapaci di mettersi da parte. La ‘critica’ è stata definita ‘delegittimazione’, quando non ‘aggressione’ e (sic) ‘vendetta’.
Fino ad assistere ad un’invereconda mise en scéne dell’indignazione, (verso chi o cosa non l’ho ancora capito e me ne scuso…) che si sottraeva subito dopo al confronto aperto in sede di dibattito, dimostrando così di aver ‘rottamato’ anche i fondamentali della democrazia.
Si potrebbe pensare che “la situazione è grave ma non è seria” ma invece a mio parere è terribilmente seria, anzi pericolosa e triste perché ho visto in due giorni quello che non mi sarei aspettata, una deriva culturale e di linguaggio, specchio in piccolo di quella che affligge il nostro Paese, un metodo che si è fatto ahimè sostanza in quest’occasione e che mi ha ricordato la peggior politica e gestione di potere declinata al maschile.
Mentre intorno a noi il Paese brucia…
O sono l’unica ingenua donna di 50 anni ma con un suo passato politico che crede che l’UDI sia un’organizzazione che fa politica nel mondo reale e non in un altrove tanto ‘puro’ quanto ‘indistinto’ , autoreferenziale e incapace di incidere sulle cose, nello stesso mondo reale di partiti ed organizzazioni con i quali ( non con tutti) si troverà in sintonia a volte, altre in aperto disaccordo.
Sono l’unica donna che vuole un’UDI che dia voce alle donne, “amiche, complici, amanti” o meno, che dia loro proposte, risposte un’UDI insomma che come tutte noi dovremmo fare, ‘si sporchi le mani’?
Marilù Cafiero, Roma
(04 Novembre 2011)